Tesori International 4 – Paperino American Style

20 OTT 2016
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Con questo numero, la neonata Tesori International alza il tiro rispetto alle uscite precedenti e regala una selezione tutt’altro che scontata. Se infatti poco originale (sebbene apprezzatissima) era stata l’idea di ristampare la Saga di Paperon de’ Paperoni, e se il numero precedente aveva presentato qualche incertezza tipografica, qui abbiamo una scelta al contempo tematica e di qualità . Partiamo dai dettagli negativi, non sufficienti comunque a scalfire il giudizio: la copertina a “collage”, forse un po’ sovraccarica anche per la scelta dei colori, la scelta di ristampare
Paperino e i pasticci…di zucca
, storia esilarante ma comparsa su Topostorie esattamente due anni fa (e in fondo facilmente sostituibile), però qui quantomeno in formato più ampio e godibile; e infine, va detto, le due storie disegnate da Paul Murry, Paperino e la casa nei sobborghi e
Paperino in: regole e regolamenti
, entrambe prive di attribuzione certa ai testi (forse Chase Craig).
Anzi, a ben pensare l’aver pubblicato solo due storie, tutto sommato molto più dentro il loro tempo e meno divertenti delle altre qui proposte, è una misura sufficiente per offrire uno scorcio storico su storie gradevoli ma certamente non memorabili.
Punto di forza del numero sono i redazionali. Molto più che nelle due uscite iniziali soprattutto, le pagine scritte da Luca Boschi e Alberto Becattini sono istruttive, ricche di informazioni fumettisticamente interessanti, a partire da alcune considerazioni tratte dal libro Introduzione a Paperino (Marovelli, Paolini, Saccomano – 1974), e coinvolgono ampi stralci da dichiarazioni di Carl Barks e Don Rosa, inerenti aspetti precisi e interessanti del loro lavoro. E c’è posto per interessanti commenti stilistici e di affinità strutturali che coinvolgono film anni Cinquanta da una parte e il fratelli Barosso dall’altra.
Le storie, eccettuate quelle di Paul Murry e Paperino educatore modello (scritta dal bravo Jan Kruse per i disegni di Rosa), sono ripartite fra Carl Barks e Don Rosa: Paperino – il papero che cadde sulla terra, come altre, propone un tipico spunto scientifico donrosiano, mentre Paperino e il superdinamo (con il valente sequel Paperino e il ritorno di Super Segugio) cincischiano con la chimica per fornire una versione al fulmicotone di Paperino. Ben più lunga e articolata – e altrettanto divertente –
Paperino – il papero del passato e del futuro
, autentico viaggio nel tempo, con una interazione ingegnosissima fra Paperino, nipotini, Archimede, Edi, Re Artù e contemporanei. Scene esilaranti di azione, equivoco, reazioni di massa fanno di questa storia un vero gioiello.
Si passa poi alla quotidianità  più stretta con Paperino e il “gaudio” del vicinato (con il ritorno di Jones ad opera di Carl Barks), Paperino maestro giardiniere (quanto più comica ed “estrema” di pallide imitazioni comparse su Topolino, con lo stesso identico spunto), Paperino e l’auto a pezzi (a dimostrazione che si può far ridere anche senza spunti), e poi Paperino e l’amuleto del cugino Gastone e Paperino e lo scalognofugo triplo (entrambe incentrate sulla fortuna del cugino in verde, e la seconda con una eziologia decisamente originale – e tanto per cambiare comica).
Spunto ancora quasi inesistente per Paperino in: accadde al grattacielo De Paperoni, fra i vertici del numero per comicità  pura, culminante in una maestosa tavola di cadute e rimbalzi dalla tipica e inesorabile geometria donrosiana.
E infine, il terribile “3P”, il trio di nipotini, che occupa le due storie di Murry e le due di Barks e Rosa, rispettivamente Paperino e la pedagogia (turbine di disastri e catastrofi, influenzata – ma in maniera particolare – dalle teorie educative degli anni Trenta, poi diffuse in massa dai libri del “Dottor Spock”) e Paperino e la punizione con stile che, senza vantare ispirazioni particolari, riesce comunque a far ridere in maniera insuperabile.
I disegni, poi: un po’ particolari quelli di Murry, quasi stranianti per chi è abituato a vederlo lavorare con Topolino; ultradinamici come sempre in questi casi quelli di Carl Barks; e semplicemente impagabili (almeno per il sottoscritto) quelli di Don Rosa, capaci di conciliare il supremo dettaglio, in grado di appagare l’occhio fin nel minimo recesso, con la tenuta dell’azione e lo spirito dei personaggi.
In conclusione, un albo ottimo per chi non possiede “opera omnia” e simili e vuole al contempo divertirsi (in maniera, ripetiamo, difficilmente superabile) e apprendere davvero molto grazie alla cura degli articoli di Boschi e Becattini. Per chi possiede tutto Barks e Don Rosa, invece, l’assenza di storie di altri autori (escluse le comunque non eccezionali disegnate da Paul Murry) permette tranquillamente di saltare l’uscita. Ma in ogni caso è parere di chi scrive che con questa uscita si sia messo in campo un modello di testata di cui si sentiva la mancanza da tempo: ben curata a livello informativo-critico, con una selezione omogenea e di assoluto livello, e con un formato adatto ad ospitarla. Per la prima volta da molto tempo, insomma, un prezzo alto cui corrisponde un contenuto decisamente in grado di giustificarlo.

Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.