Topolino 3580

23 LUG 2024
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Topolino 3580

Tito, delizia del genere umano. Di resurrezione dell’umorismo faraciano abbiamo già parlato, e perciò rilanciamo con le parole di Svetonio. Ci si lasci, con questa boutade, esprimere il nostro apprezzamento per Gli allegri mestieri di Paperino – Incarico finale (Faraci/Faccini), una storia dallo spunto piuttosto etereo ma dall’umorismo riuscito e articolato in gag spesso ben piazzate. I disegni di Enrico Faccini, sempre adatti a questo tipo di narrazione, incontrano forse qualche momento storto in più dell’usuale. Ben rappresentativa di questo momento di transizione faraciano l’ultima sequenza, in cui Paperone è costretto ad allenarsi per riuscire a pronunciare una parola di elogio nei confronti di Paperino. Uno spunto abbastanza tipico del “penultimo” Faraci, che proprio perché inserito in coda a una storia dall’umorismo più tradizionale nel formato, anziché piazzato sotto i riflettori, rende al meglio.

Radicalmente diversa Picologia – La determinazione di ferro di Madame Paperie (Gualtieri/Vian), storia dall’impianto didattico e incentrata sulla figura di Marie Curie. Il comparto divulgativo è di fatto quello meglio riuscito della storia, a livello di integrazione fra narrato e informazione scientifica trasmessa. La narrazione in sé è incentrata sulle difficoltà da parte di una regista di convincere Paperone che una trasmissione televisiva di divulgazione scientifica può fare ascolti, se ben fatta. Singolare la conclusione, in cui scopriamo che “gli ascolti non sono stati altissimi… ma neanche bassissimi”. Singolare perché realistica: e in genere, nelle storie del libretto, un realismo del genere viene evitato. Si tratta, a parere di chi scrive, di una scelta tutt’altro che banale, pur nella sua apparente accessorietà, e che non appare troppo disgiunta da una linea editoriale di uno sguardo più in presa diretta, e più schietto, sulla realtà, per quanto nei limiti di un fumetto come Topolino.

Buoni i disegni di Vian (ma chi scrive ha una specie di guilty pleasure per questo disegnatore non molto amato) ben a suo agio soprattutto nell’ambientazione primonovecentesca.

Non solo gli anziani Presidenti

Seguono Pippo e la giungla, dolce giungla (Korhonen/Fernández Martinez), sulla quale si sorvola facilmente complici anche disegni un po’ sotto tono, e Zio Paperone, Rockerduck e gli affari in condivisione (D’Antona/Lomurno), più articolata ma forse non abbastanza vivace nelle gag e nelle battute (una, notiamo en passant, cita alla lettera The Office – US) rispetto a quanto i personaggi coinvolti, e la loro prolungata e monopolistica interazione, avrebbero suggerito. Bella la gestione delle tavole, con un continuo sfondamento della gabbia, eccezionalmente non nel quadro di una storia d’azione.

Per concludere, arriva alla puntata conclusiva, intitolata La resa dei conti, la storia a puntate Topolino e l’isola che non c’è (Salati/Soldati). Nella resa dei conti che segue a un mistero, appunto, forse la cosa più difficile è calibrare il ritmo delle rivelazioni per non perdere l’attenzione del lettore ma allo stesso tempo non consumare tutto in una fiammata confusionaria. La storia cerca appunto di tenersi in equilibrio fra questi due pericoli, ma in ultima analisi il peso di aver esaurito l’azione vera e propria e dover rendere conto di tutti i nodi un po’ affonda, se non la Miranda II, quest’ultima puntata. Forse mettere in scena nelle puntate precedenti una parte più sostanziosa della parte della trama ambientata nel passato, sempre tramite flashback ma mascherando l’identità di alcuni personaggi, avrebbe potuto aiutare in questo senso. Ma non siamo certo nella posizione di dare lezioni di sceneggiatura. La storia nel complesso rimane ben apprezzabile, specie tenendo conto dell’impostazione piuttosto ambiziosa architettata da Salati, specialmente considerando l’incastro dei personaggi e la non facile interazione fra personaggi usuali (Topolino, Minni, Clarabella, Pippo) e cast aggiunto.

In conclusione, un numero che si barcamena come può nell’intervallo fra la storia di apertura e quella di chiusura, ma a parere di chi scrive senza l’unità e l’uniformità per convincere, sia a livello narrativo che grafico.



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Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.